Salt&Pepper Shakers – una sorprendente collezione di salini e Pepini

12.00

TITOLO Salt & Pepper Shakers – bilingue Ita/Eng
AUTORE Paola Trifirò Siniramed
ANNO 2015
PREZZO COPERTINA € 12,00
ISBN SI/NO 978-88-99169-02-2
FORMATO 22,5×28 cm
LEGATURA Brossura
N. PAGINE 160
GENERE Catalogo

 

Descrizione

La mostra curata da Paola Trifirò Siniramed “Salt & Pepper Shakers” porta negli spazi del Triennale Design Museum un mondo dove salini e pepini hanno la forma di frullatori, giocatori di baseball, dinosauri, piuttosto che di clown, di teschi, di barche e del variopinto universo umano e animale, realizzati nei più vari materiali, dalla bachelite alla ceramica, dalla porcellana allo stagno, dal legno, al vetro e altri ancora.
La collezione, iniziata circa 30 anni fa, con un occasionale incontro a Edimburgo con una coppia di cagnetti (l’uno con funzione di salino e l’altro di pepino) alla guida di una limousine anni ’50, oggi supera i 2.000 pezzi da modelli storici, ormai classici, a produzioni più recenti di designer e artisti.
Dimentichiamo le classiche saliere italiane piuttosto che francesi o inglesi, di argento o di vermeil. C’è un altro universo tutto da scoprire. Fin dall’inizio del secolo scorso, infatti, gli U.S.A., seguiti nel tempo da altri Paesi, unendo utilità e divertimento, scopi pubblicitari e fantasia, hanno creato un intero mondo di salini e pepini (salt & pepper shakers), nelle forme più varie e tuttavia ispirate alla realtà del vivere: dai cuochi ai giocatori di baseball, dai canguri ai clowns, dagli angeli alle barche e agli strumenti musicali, tanto per citare. Basta che siano due, uno sale, uno pepe. Una passeggiata divertente, una collezione unica.
È in America, nel primo ’900, che incominciano a comparire sulle tavole, come salini e pepini, strumenti di casa e di cucina che ricordano i felici Anni ’50 (The Good Life), dalle padelle alla lavatrice e asciugatrice Westinghouse, ai cuochi, al tostapane, al ferro da stiro, alla macchina da cucire, al telefono a parete. Si tratta in molti casi di oggetti nati come mezzi di comunicazione, da dare al posto di un biglietto da visita, dei fiammiferi in un ristorante, del ricordo di una località balneare o di un evento (come il Trylon and Perisphere, simbolo dello World Fair di New York del 1939).Diventano anche gadget, dentro a scatole di noccioline o di fiocchi d’avena (come i celebri Mister Peanuts dell’omonima casa o la coppia Aunt Jemima e Uncle Moses, dolci e sorridenti réclame dell’americana Quaker), se non di detersivi o di cibo per cani.
Negli USA tra il 1940 e il 1970 la produzione è al top, ma molti sono anche i pezzi marchiati Occupied Japan (o solo Occupied o soltanto Japan), prodotti in Giappone fra il 1947 e il 1951, quando, alla fine della guerra, il Paese è occupato dalle Forze Alleate (USA, con l’appoggio britannico) sotto il comando del generale Mac Arthur. La maggior parte dei salini e pepini è costituita da due pezzi, ma ci sono anche i nested (o nesters), dove un pezzo sta “annidato” sull’altro e così Elvis (salino) è seduto sulla sua limo azzurra (pepino). Non mancano gli hanging (o hangers, “gli appesi”), come la scimmietta (sale) che si dondola attaccata al ramo di un albero (pepe). Ci sono infine i noddings (tremblants, “oscillanti”), come i teschi che, posati su una base, si muovono separatamente e un po’ spettralmente avanti e indietro.